In questo capitolo incontriamo: Gandhi, Nerone, S.Ottone, il padre di Gigi Marzullo, San Romedio, mia suocera, Santa Maria Goretti, Padre Pio, Giovanna D'Arco, Giacomo Leopardi, Il conte Orlando, Il generale Garibaldi, Tristano e Isotta e altri.
Capitolo - V -
- Meglio muti, o esprimersi con la dattilofasia, che un oppressore sulla testa.
- Però Gandhi, neanche voi scherzate con la storia della casta.
"I toccabili, gli intoccabili", non capisco perché nessuno protesta,
e dice: " Signori: con questa storia mi son scocciato: adesso basta!"
- Le caste servono per far stare la gente al proprio posto,
e non farla uscire dal seminato. Il popolino non saprebbe cosa fare
se si trovasse per caso all'altro lato della barricata esposto.
- Ma il "posto" non lo scelgono loro; glielo scegliete voi, mi pare?…
- Signori scusate se interrompo la vostra discussione, ma mi urge
sapere se avete da prestarmi un fiammifero, un accendino, insomma
qualcosa che sprigiona fiamma? Mi spiace no, buon uomo, ma mi assurge
alla testa il dubbio che a lei, con questa lira, e questa faccia di gomma
l'abbia già veduto a Roma. - Io sono Nerone, il più grande dei Romani Imperatore,
e oltre che avere Roma ai miei piedi, sono attore, musicista e gran cantore...
- Tu sei quello stronzo che uccise Agrippina ed incendiò Roma;
"Al tuo posto avrebbe governato meglio un asino da soma!"
Giacché mi trovo, volevo chiederti una cosa: Come hai fatto?
Io quando devo accendere il barbecue, al primo colpo non riesco:
eppure ho l'alcool, i carboni e la benzina, che non c'era affatto
ai tempi tuoi. Allora mi dici come hai fatto a far l'innesco?
- Fesso! Ai miei tempi le case erano per lo più di legno,
non c'era corrente, e per far luce facevamo uso di torce.
E poi mica ero io solo il piromane, avevo la legione per sostegno,
e siamo entrati nelle case facendo tutti assieme un tour de force.
- Stupido! Ho capito: ma qui l'accendino serve per quali faccende?
Vorresti fare anche qua quello che hai fatto a Roma?
Non sai che in alto manca l'ossigeno e il fuoco non si accende?
Ti hanno mai contato se sono quarantotto i cromosoma?
So che il gallo ne ha dodici, ma gli stronzi non so quanti ne hanno;
ma son sicuro che chi meno ne ha, più porta danno:
e secondo me tu ne hai molto meno del gallo castrato,
perciò togliti di mezzo prima che ti ritrovi eviscerato!
- Guarda che io non ho portato mai tanta pazienza;
appena uno non mi andava, oppure le persone mi annoiavano,
bastava che facevo il pollice verso e si eseguiva la sentenza
a morte. - Nerò, per me sto pollice te lo puoi ficcar pure nell'ano!
San Prò ma che ci fa questo qua sopra? non dovrebbe stare nel fuoco,
visto che gli piace pure? - Prima là stava, quasi nel fondo. E’ salito a galla:
te l'ho spiegato quando e come. - Mi ricordo: col regolamento fresco da poco
uscito, quando avete fatto d'ogni erba un fascio e avete cacciato dalla stalla
tutti questi animali. San Prò e dove sta più la severa punizione?
- Sono tutti in semilibertà; di giorno circolano liberamente,
ma la notte vanno a dormire al posto assegnatogli al vecchio girone.
- E se non si presenta? - Gli viene tolta la libertà e rimane lì eternamente…
- Procolo mi riconosci? Sono Ottone! - Veramente tutto sporco non si capisce.
- S'è otturato un tubo e lo sto' sturando: per questo a riconoscermi fai fatica.
- San Prò adesso vedo io se è ottone: io ne capisco; l'ottone non arrugginisce,
e con la calamita non s'attacca. - Scusalo Sant'Ottone; non ti sfotteva mica;
questo è proprio così al naturale: sta sempre in mezzo come " ‘o petrosino"
e non riesco a farlo cambiare minimamente: dice stronzate da mattina a sera.
- Non fa niente Procolo, ormai sono abituato: lascia che sul nome si divertino.
- Scusate Sant'Ottone : che ci posso fare se son fatto di questa maniera?
- Ottone che fai di bello? - Procolo non lo vedi? Faccio il fognaiuolo.
Ogni tanto qualche anima leggera si fa trasportare dall'acqua e dal vento
e si ferma all'imboccatura di qualche tubo di scarico o fumaiuolo.
- Non appellarti fognaiuolo; dì che sei: "delle anime addetto al salvamento."
Da noi, per addolcire la pillola, hanno trovato ai mestieri umili, nomi più affabili.
Lo spazzino si chiama: "Operatore ecologico" e la cameriera: "Collaboratrice
domestica." Il trovarobe: "Addetto al Recupero di materiali riciclabili."
Quella dei postriboli si chiama col 144; e per strada: "Passeggiatrice."
Sant’Ottone, sapete che pure da noi ogni qual volta c’è un rapimento si sente
dire dall’autorità: “Abbiamo aperto tutti i canali!” - E la trovano nei canali? - La risorsa
dei rapitori sta nel buon cuore della famiglia del rapito e se questa non sborsa
una bella manciata di miliardi, la polizia e i carabinieri non trovano mai niente.
Oppure dicono che la questione è sul tappeto e i negoziati sono sul tavolo.
Che devono aprire un negoziato o prendere a volo l’occasione. Che cavolo
a merenda mangeranno i rapitori, e che per un poco di sale la minestra è sciapita.
- A volte hanno paura di fare un buco nell’acqua: Sant Ottò l’avete capita?
- Allora perché aprono i canali? - Sant Ottò voi siete collega e amico di San Procolo?
- Certo, e me ne vanto! Perché cosa vorresti insinuare? - Niente, solo un miracolo
ci vorrebbe ad entrambi per farvi capire certe battute…Era un eufemismo Sant Ottò!
- E’ roba che si mangia? perciò han preparato tavoli e tappeti? - T’arap ‘a cap’ Vittò,
se non la smetti di prendere in giro i miei amici con queste tue squallide freddure!
- Procolo, lascialo stare, non inveire troppo su questo povero ragazzo, seppure
un po’ birbantello. Pensa che si trova qua sopra spaesato, senza un ancoraggio,
e senza l’amore dei famigliari. - Ottò, questo non ama nessuno: è un selvaggio!
Ottò, ora glielo facciamo a lui uno scherzo e ci vendichiamo. - La vendetta
non è roba da santi. - Allora diciamo che è come dice lui: è un eufemismo. - Aspetta
Prò, fammi prima capire! Ma che cos’è quest’eufemismo? - E’ roba che si mangia…
Ottò! - Allora facciamogli lo scherzo: voglio proprio vedere come si arrangia…
- Vittò fujtenne, fa ampress’ curr, ‘nfizzete int’ a primma traversa: sta arrivann’ Dante!
- San Prò e a me che me ne fotte? perché dovrei fujre annanzo a lui? - E’ distante
da me nella scrittura come lo era Van Gogh nella pittura. Non ho uccupato un posto
d’altri in questo sito, quindi perché dovrei fuggire? - Lo chiedi pure? Lui ha composto
una commedia ch’è divina facendo un giro per qui sopra, come adesso stai facendo
tu. Se viene a sapere che tu lo stai copiando, lui si arrabbia e diventa tremendo.
Tu non lo hai mai visto con le orbite di fuori, per questo non corri ancora! - Non corro
San Prò davanti a nessuno: specialmente se non ho fatto niente. Casomai discorro,
e cerco di far capire le mie ragioni.- Tu hai preso la sua commedia a quella altezza,
e senza renderti conto, con le tue scemenze, gliela stai buttando nella munnezza.
- San Prò, io non ho incontrato le stesse sue persone, né fatto offesa alla sua arte.
- ScusamiOttone se lo scherzo non è riuscito bene. Vittò: “Sei su scherzi a parte.”
Non è vero che sta arrivando Dante. - San Prò, per me era un onore, e stupisco
pensando che voi credevate che io avessi paura. Le sue cose le ho lette e rilette,
e il solo pensare a quando le ha scritte: senza computer e penne biro sbalordisco!
Sant Ottò addio, e ricordatevi che ho scherzato, perciò non mi mandate le saette!…
- Giovanotto scusate voi siete vivente? - Certamente! - Allora conoscerete i miei figli?
- Forse vi siete dimenticato che la terra è grande e la gente fa figli come i conigli.
- Mi è stato riferito che il lavoro di mio figlio Gigi consiste nel fare domande.
- Allora lavorerà all’Inps e compila domande per chi non sa scrivere alla grande.
- Mi hanno detto che esce con la testa da dentro a una scatoletta quando parla!
- Poverino lo hanno preso int’ ‘o mastrillo? - Quando è salita qua la signora Carla,
una vicina, mi ha detto che quando una domanda di Gigi ti viene posta,
ti lascia in imbarazzo e finisce sempre con: Fatevi una domanda e datevi una risposta.
- Ho capito chi è: Gigi Marzullo. Quella cassetta che dite voi si chiama televisione,
e vostro figlio lo conosco ma non lo vedo mai. - Perché non ti piace il mio guaglione?
- Veramente non molto… e poi lui fa fisso il turno di notte e io al mattino devo lavorare.
- Posso farvi una domanda? - Ne ha facoltà. - E’ meglio essere amato o amare?
- Ma questo modo strano di rompere i coglioni alla gente è un vizio di famiglia?
Meno male che Gigi ha un modo educato di porgere la domanda: quasi la bisbiglia.
La mia meraviglia è che lo pagano pure per ogni domanda in quel modo posta:
Non basta che noi siamo pieni domande a cui non sappiamo dare una risposta?…
- Scusate buon uomo, voi siete camionista? - Veramenete no, ma a voi ch’importa?
- Importa perché uno di loro mi ha mandato qua… e poi è fuggito lasciandomi morta,
in mezzo ad una strada, senza prestarmi soccorso e senza chiamare un’ambulanza
- Bisogna fare più attenzione ad ogni attraversamento, ma ormai non ha importanza.
Ormai o ha torto o ha ragione siete morta! - Si, ho anche la patente che lo accerta…
- E allora perché lo cercate, è una cosa che ormai solo ai poveri viventi sconcerta!
- Lo vorrei prendere perché mi è rimasta una curiosità. Come un ubriaco cercopiteco
guidava un grosso camion che a chiare lettere portava inciso sul frontale: IVECO:
in Italiano, ma io sono napoletano l’ho tradotto: “I’ VECO.” (io vedo). Io ero in via Giotto
e stavo attaversando sulle striscie pedonali, quando ho visto arrivare quel mammone.
Mi sono per un attimo fermato, poi leggendo quel nome pure sul telone del cassone,
ho continuato, ma quello, immagino non abbia visto niente e mi ha buttato sotto.
- Signora… come vi chiamate voi? - Mi chiamo Adelina. - Signora Adelina, “IVECO”,
era la marca dei camion della Fiat, e non che vi aveva visto ed eravate salva.
L’autista di quel camion poteva essere finanche un cercopiteco brillo o mezzo ceco!
- L’ho sempre detto che a essere istruito fa male: “Se non sapevo leggere ero salva!”
- E mele annurche; - Wuascinton na-nnà; - I volanti, e babbelle, criatù
chiagnite! - Perchè ti fermi; non mi dire che conosci a questi pure?
- Come San Prò non li conosco, questi mi ricordano la mia gioventù.
Sono: Ciccio il fruttaiuolo, Procolo il tarallaro, e Pesceluongo delle creature.
Fare finta che non li conosco perchè sono della bassa borghesia,
e passargli davanti senza girare la testa e fermarmi a me pare una infamità!
- Io vi conosco, e voi mi conoscete? - No signore! quale casata e via?
- Sono Vittorio, il nipote della salumeria: Mast Achille era il mio papà!
- Aggiu capito: Vittorio, l'amico de figli miei, Gennaro e Benito?
Vittò, come se la passa Elisa? - A figlia vostra è diventata miliardaria
a vendere caramelle e sigarette. Tiene due figli e pure un nipote è uscito.
- E come li ha avuti se il Russo faceva sempre cilecca: l’ha riempita d’aria?
- Ciccio, vi voglio bene, dentro a certi fatti non voglio entrarci: non per altro,
ma domandatelo a lei che lo sa certamente meglio di voi e di me.
Ma poi, che ci sarebbe di male se invece del Russo li avesse fatto qualch’altro
Mo stava sola e senza figli, e i soldi che tiene a chi li lasciava… al Re?
Dico bene Pesce Luongo? Scusate se vi chiamo così, ma il vostro nome non ricordo.
Tutti mi hanno chiamato sempre così, figuratevi che quando dovevo firmare
un documento m’imbrogliavo. Per quanto riguarda i fatti della gente, sono d’accordo
con voi: io me ne sono sempre infischiato. La mia vita è stata tutto un penare,
ed era tutta racchiusa nel mio paniere pieno di giochi per bambini e nei ricordi
di quando fui soldato ed ebbi l’onore di metter la bandiera Italiana su un avamposto
nemico appena catturato. In Russia ebbi i piedi congelati e mi tagliarono sul posto
la metà di uno. I bambini coi giochi crescono buoni, quelli che li rubano sono balordi.
- Arrassateve ampress ampress, sta arrivanne l'urz e San Romedio!
Ogni juorn vene e se magna tutte e mele. - Ciccio; è pericoloso?
- No, è addomesticato; fra poco viene pure o padrone e rimedio
i soldi per le mele che l'urz s'è magnato. - Ciccio, non essere esoso:
solo il mio orso può mangiare le tue mele marce che non danno energie!
- San Romedio: io le compro da Dio! - Quelle di scarto? - Volete fare il cavilloso?
- Neanche per sogno; vorrei soltanto che al mio orso non vengano allergie.
- Non abbiate paura: con queste mele, a terra, ho sfamato un rione popoloso!…
- San Romedio, son curioso di sapere come avete fatto ad ammaestrarlo:
Eravate forse in un circo equestre? - Io ero un vescovo nell'alta Italia,
e me ne andavo in giro a cavallo a visitare i miei protetti. Mandai a cavarlo
dalla stalla il mio servitore e questi tornò: senza cavallo e dalla paura a balia.
Appena si riprese, riuscì a dirmi che il cavallo era stato mangiato dall'orso.
Senza scompormi più di tanto, dissi al mio servitore: "Segui il suo percorso,
e appena lo scorgi: mettigli le briglie!" Il servitore sgomento mi guardò,
come se fossi uscito di senno; io lo rassicurai, lui obbedì e l'orso mi portò.
- San Romedio, scusate: dopo quella pensata anch'io vi avrei preso per pazzo!
"Mettere le briglie a un orso e cavalcarlo." - Io non ci vedo nulla di strano:
"Tu ti sei mangiato la mia locomozione? e d'ora in poi con te lo rimpiazzo!"
- Io non glielo avrei fatto questo discorso ad un orso: "neanche s’era nano!"
- Non ti meravigliare se nel tuo cammino incontrerai un altro santo come me.
San Massimino durante un viaggio fu aggredito da un orso e come successe a me,
l’orso mangiò il suo asino, ma per effetto miracoloso, finito di mangiare indossò
il basto e in giro per il mondo lo portò: però pare che quando morì a terra lo lasciò.
- Se no… Scusate; mi è parso di vedere una persona di mia conoscenza.
- E ti pareva che non conoscevi a nessun altro in questo posto?
- San Prò, questa persona l'ho lasciata a terra che stava una magnificenza:
nessuna malattia, neanche quelle di stagione e mai avrei supposto
di poterla incontrare qui. Non essere presente è stata per me una beffa!
- Ma insomma! Si può sapere chi è? Ci stai girando attorno da mezz'ora.
- San Prò, si tratta di mia suocera: la signora Sorbellini Genoveffa
dev'essere morta fresca… Buon giorno signora suocera: E' giunta l'ora?
Finalmente qualcuno ci è riuscito a mettervi distesa,
e a farvi fare l'augurata folla ai piedi del letto?
Voi che siete credente, quante bugie avete detto al Suo cospetto?
Che avete fatto sempre del bene, e siete buona perché andavate in chiesa?
- Dice Menandro, un commediografo d’Atene vissuto avanti Cristo:
“Muore giovane colui che al cielo è caro.” Voi che avete superato la novantina
sarete cara al demonio, se è giusta la sua osservazione? Insisto
su quest’argomento e mi sorprendo trovandovi qua sopra come una santina!
Comunque, che piacere vedervi! Avete finito di rompere le scatole alla gente?
Finalmente siete arrivata? Raccontatemi quando e come è stato.
Avete sofferto è vero? "Chi fa male, paga” e pure amaramente.
Dove vi hanno alloggiata? Penso in qualche grotta o nello scantinato?
- In verità, ti dico: che non ho visto mai alloggio più decente.
Non ho contato le stelle ma er...- Erano milioni le stelle di Negroni.
Anò, troppa televisione... e non vi siete accorta ch'eravate morente.
Se sapevo del triste evento: a verità me lo sarei gustato! Mi perdoni:
volevo dire: sarei restato per fare il mio dovere. - Mi appari
qui, genero e mi sconvolgi. Tu sei giovane per morire; cosa hai fatto?
A Maria me l'hai lasciata sola? Magari l'hai lasciata bene a denari?
Ora che non ci sei più, posso andare a vivere con lei: c'era un patto
fra noi due! - Anò, io chistu sfizio nun ve l'aggio dato:
voi e vostra figlia siete due pantecane! Stavate tramando
sulla mia persona? "Io nun so' muorto, ma sono un sorteggiato
di San Procolo. - Mi fa piacere che sei di passaggio: "Rimando!"
- Che volete rimandà, voi siete morta, finita: "Anò è finito l'atto!"
- Guarda ch'hai pigliato n'abbaglio: "Ancora n'aggia vasà freddi mussill'!"
"Chillo che mi deve uccidere e 'nfezzà int o fuosso, ancora nun è fatto!"
Io song surtiggiata e Sant Suosso! - San Prò tieneme: me vene nu sturzill!
- San Prò, voi cosa potete fare per aiutare mia suocera al trapasso?
- Niente Vittò, e mi dispiace che tua suocera l'hai dovuta sopportare finora;
non sono il mazziere, e non posso tenermi il quattro e giocare l'asso!
Aspetta un altro poco, tanto che ci vogliono, mesi? giorni? un’ora?
- San Prò, già è successo una volta; l'ho portata in ospedale: morta!
Dopo un giorno già era viva e vegeta e si è messa a gonfià i coglioni.
Secondo me Dio l'ha fatta e si è pentito, ma ormai era andata storta,
e per rimediare voleva metterla nella teca, fra i campioni
riusciti male. Ma la Madonna disse: "O me o lei!" Allora Dio
fu costretto a mandarla sulla terra. Dio comanda è vero: ma la Madonna
se la poteva inimicare? - San Prò e perché l'ho capitata proprio io?
- Ti è piaciuta la figlia? e mo zucate, a figlia a mamma e a nonna!
- San Prò fino a mo' siamo andati d'accordo, ma nel finale non m'è piaciuto
come vi siete comportato. Non è da voi questo linguaggio:
" Zucate a mamma, zucate a figlia." Aiutare, non mi avete voluto:
ditelo chiaramente: se no ha ragione San Gennaro che non avete coraggio
di affrontare il Padreterno: neanche quando avete ragione!
- Accussì dice chillu 'nfrancesato? "Pozza fa' a folla appier o liett'”
Cominciai ad avere torto al posto della ragione proprio per sua cagione? "
Mo voglio vedè se è capace dal 2000 e miracule e se ne fa sett'
ogni anno: cu nu panariello e fraule sultanto? - San Prò, mi avete deluso;
Una questione di principio la girate subito a "panza"?
L'ho visto anche nel treno con mio padre, " Siete un colluso!"
- Può penzà ‘e me chello ca vuò, ma io sono Santo e qua non ci sta a finanza!
Ma po' rimme na cosa: Secondo te è coraggio quello che ha avuto isso?
"A me me pare na strunzata." Arrestano a Suossio pecché è cristiano,
e o vai a truvà vestito da Vescovo? Chissà chi si credeva ca fosse isso?
Secondo me o solito pagliaccione ma quella volta l'acchiappò nell'ano.
- San Prò, da quanto ne so io, però San Gennaro è l'unico Santo
in tutto il mondo, che due o tre volte all'anno fa l'esame.
Tutti gli altri, appena fatti santi e ricevuto l'aureola e il manto,
se la chieiano a libretto e chi s'è visto s'è visto! - A me queste trame,
da qua mi entrano e da qua mi escono. Però tu sei un mio sorteggiato,
quindi il mio dovere di farti concludere la passeggiata, lo devo fare.
Facciamo pace? "Oh mannaggia il mignoletto che ci ha fatto litigare!"
- San Prò, faccio pace perché devo tornare sulla terra ed ho viaggiato
col solo biglietto di andata e: "Il ritorno aspetto che da voi nasca."
- Per questo allora con me sei più gentile: Hai paura che ti ricatto?
- No! Si! lo confesso. Se il biglietto lo avessi avuto già in tasca,
vi avrei mandato a fare in culo sicuramente! "Siete un mentecatto!"
- Vittò, t'arap a capa se non la finisci di fare lo scemo... - Ciao Procolo!
- Ciao Maria, come stai? Bene, e tu? Anch'io se non fosse per questo...
amico che sto portando in giro a visitare ogni strada e vicolo!
- San Prò, chi è questa ragazza? Me la presenti con un pretesto?
- E' Santa Maria Goretti, che vuoi che ti presenti: non sei degno!
- San Prò, è una storia recente e la posso capire più io che voi!
Santa Maria, scusate l'impertinenza: è vero che una testa di legno
voleva violentarla, ed è stata uccisa perché Lei ha rifiutato i suoi
approcci? - Non erano approcci, erano violenze che però non riusciron.
- Io posso aiutarla, in campo giudiziario, perché conosco chi è stato.
- Come fai a conoscere chi è stato? - E' stato il presidente Clinton:
Ormai ogni ragazza che ha subito, violenza, stupro, o attentato,
dà la colpa a lui. Maria, guardami in faccia: non avevi un fidanzato?
Non ti sei mai un pochino appartata? - Ma tu sei stronzo? scusa Maria.
Tu invece di una domanda, ti prendi il dito con tutta la mano? Dato
che sono responsabile, ti chiedo scusa Maria, a nome di questa cavia…
- Scusami Maria, mi son lasciato prendere la mano, perché hai tempi
nostri questi fatti succedono ogni giorno; ma più nessuno fanno santa,
anzi! - Io sono stata fatta Santa dalla chiesa, per dare esempi
a questa gioventù bruciata; alle giovani che appunto si danno di sana pianta
appena conoscono un uomo. Mi hanno fatto Santa nel 1950, ma tu sai
quanti anni avevo quando è successo il fatto? - Ecco rispondi,
tu che sai sempre tutto! - San Prò, vuoi sfottere? Ci sei o ci fai?
- Ebbene non lo so! - Procolo tu lo sai? - Veramente... Maria mi confondi...
- Avevo dodici anni, quando quel signore mi chiese la prova d'amore.
Non era Clinton, era uno di quei trappani, che quando mi vedeva, sbrodolava.
Io ho rifiutato, ma non pensavo che mi avrebbe dato un colpo al cuore.
Il mio confessore sperava che dopo un rifiuto deciso, se ne andava.
- Maria, toglimi una curiosità, ai tuoi tempi, e alla tua età,
tu sapevi la prova d'amore in cosa consistesse?
- Certo che lo sapevo. Io ero contadina e vedevo in quantità:
le tortore, gli uccelli, non parliamo poi di gatti e cani, e le risse
furiose che la notte non mi facevano dormire. - Mettiti nei miei panni:
Maria, che provi così piccola ad essere già Santa? Sono un curiosone.
- I Santi non hanno età, vedi San Procolo, fra poco avrà duemila anni,
ed è sempre uguale: qui non esiste che ti mandano in pensione!
- Grazie Maria per il complimento, ma pure a me inizia a venirmi qualche acciacco.
Vittò, spiegami: E’ vero che la gioventù, la vita che Dio gli ha dato manomette,
e che questa gioventù è bruciata come dicono che bruciano le foglie di tabacco?
- San Prò, i giovani si fumano le canne! - E come pescano poi: con le sigarette?
- No, pescano con i sigari toscani!… San Prò era per dire che si drogano per via.
- Questo è il solito eufemismo vero? Ma perché non parli come mamma ti ha fatto?
Pure a me, quand’ero giovane ed ero in vita, mia madre mi mandava in drogheria?
- A comprare Estasi, Hascisc e Mariuana? - No, compravo di certe spezie l’estratto…
- Maria hai messo tu questo profumo? Sento nell'aria che s'avvicina
un odore, ma non vedo né flaconi o fiore.- E' l'odore dei frati;
Si sente da quando è venuto in mezzo a noi da Pietralcina,
un frate che si chiama Pio, e campa vendendo alberelli profumati
agli ex automobilisti di passaggio. Va dicendo in giro che lui è stato
un nuovo Francesco, e per questo dev'essere fatto al più presto santo.
Si è cucito sul vestito, anticipatamente, un grado che significa: "Beato",
ma qui questo grado conta poco o niente, significa soltanto
che sei sotto inchiesta della magistratura nel luogo di provenienza.
Francesco era ricco e si fece povero, lui era povero e si fece ricco.
A sua discolpa dice che i soldi erano per la casa della provvidenza,
che, anche se maneggiava milioni, non si è tenuto neanche un chicco.
Eccolo sta arrivando! Buon giorno Padre Pio come va oggi il raccolto?
- Male sorella, mi ero prefissato di vendere mille alberelli al giorno,
e invece sono arrivato a 999. - Padre, non sia così sconvolto;
il suo compito è assolto, quell'uno rimasto, lo prendo io al ritorno.
- I soldi li dai ora però? Questi alberi hanno due ore di efficienza,
trascorso tale tempo, ti resta fra le mani soltanto il cartoncino.
- Eccovi la mille lire, anche se non resta niente ho fatto beneficenza:
tantopiù che è stato onesto e mi ha svelato l'altarino!
- E' il contratto che ho fatto col Signore che non mi permette
d'imbrogliare. Quando sono arrivato ed ho chiesto di mettermi
in commercio, ho dovuto sborsare una bella cifra: in mazzette.
Solo per l'entratura: una caparra a fondo perduto; e per essermi
appropriato di un suolo pubblico: un tanto al mese; più un regalino
al giorno al vigile municipale; più una provvigione direttamente
nelle mani del Signore! In più mi è stato imposto un cartellino,
sul prodotto, dove devo evidenziare in chiaro all'acquirente:
di cosa è fatto, quanto dura, e chi l'ha fatto; se no col cazzo
ti dicevo che si scaricava dopo un’ora! - Padre Pio, un'ora adesso?
- No due, una... mi è scappata. - Padre ho capito perché quest'andazzo,
non piaceva alla chiesa. Le é stata nemica, perché non aveva accesso
alla borsa; perché lei è un filibustiere e si teneva tutto il denaro,
senza "serognere" i suoi superiori: "quei mangioni che aveva attorno."
- Tu mi conosci, sai quello che ho fatto sulla terra? "Avaro:"
mi hanno chiamato i confratelli e hanno cercato di togliermi di torno
quando mi sono rifiutato categoricamente di reintegrare i soldi persi
nei loro investimenti errati. - I fatti li conosco, sono un contemporaneo.
- Hai visto quanta gente veniva a trovarmi? Quelli erano soldi tersi;
altro che lavoro al sud, o mettere una fabbrichetta in un sotterraneo!
- Padre, erano fandonie quelle dove si raccontava che di notte
lei riceveva donne nella sua cella? - Tu l'hai detto!
Parliamo tra uomini: Ma ti pare che io, vecchio, con le ossa rotte
per i sacrifici cui mi sottoponevo: (per terra dormivo, mai nel letto.)
Ammettiamo pure che io, col voto di castità pronunciato, avessi avuto
bisogno di una donna, non sapevo dove andare, e me la portavo in cella
in mezzo ai confratelli? Dovevo essere posseduto dal diavolo cornuto.
- Padre quand'è che la faranno Santo? - E' difficile, ma la mia stella
poco alla volta, con la spinta vostra e del Papa, brillerà nel firmamento
degli eletti, e manderò a fare in culo questi alberelli, che mi hanno
messo addosso un marchio. Da chilometri di distanza la gente: "Sento
il suo profumo!" (e si compiace) e dice: " Eccoccà sta arrivanno!".
Questo fatto di odorare, da una parte mi distingue e mi piace;
ma intanto mi preclude che io possa andare segretamente
a trovare una... un signore, all'ora che voglio e in santa pace?
- Padre, lei è un furbacchione, e la presentano egregiamente
quei puntini sospensivi! - Grazie, salute e pace e bene! Ciao Maria!
- San Prò perché non gli avete parlato, forse siete in concorrenza?
- Io in concorrenza con lui? Ma al posto del cervello che hai aria?
Io sono Santo da quasi duemila anni e lui ha seminato solo la semenza.
Poi non mi piace perché è un po' sbruffone, e si vede da lontano
un miglio che è rimasto un contadino Beneventano; un trappano.
Poi, non mi piaci tu che ti permetti questi paragoni da provolone,
che non stanno né in cielo, né in terra… Vittò, sei un coglione!
- Ecco qua! di nuovo sei arrabbiato nei miei confronti;
e adesso mi dirai: “A portarti in giro da mattina a sera mi sfibro.”
Dirai che ti sei pentito di avermi scelto, mentre altri erano pronti
e più idonei a prendere il mio posto... - Mi leggi come un libro
aperto ormai, allora è inutile che parlo: mi risparmio e torno all’uscio.
- San Prò pace: "Oh Mannaggia il mignoletto che ci ha fatto litigare!"…
- Scusate, songa la matra di Castese, Vittò mi arricunuscio?
- Donna Cuncè vi riconosco ma non vi capisco, ditemi voi cosa posso fare?
- Ntu ricietto è trasuto nu portammasciate e ma miso sta' carta nmano!
Io song alfabè e so ghiuta add'avvucato, e isso ma sviata a cà?
- Ma che sta dicendo questa femmina? ma che dialetto strano:
"Io non la capisco? " Chiamiamo il suo protettore e lo invitiamo qua!
- San Prò, il protettore di questa signora siete voi: è Puzzulana!”
- Impossibile che venga da lì! - San Prò è un’ignorante di Monteruscello.
- Mo si! Ma che vuole, io di sicuro non l’ho sorteggiata a questa befana?
- Ah perché non è morta? - No, Vittò, nun è morta, è “‘o Munaciello!”
- San Prò, nun pazziate, e spiegatemi invece come si riconosce una dall’altra.
- Quando venne Dante guardò il sole e subito capì l’arcano da persona scaltra:
“Quando la luce t’attraversa sei morto; quando invece sei vivo a terra fai ombra.”
- San Prò di giorno, ma quando scura la notte o la sera che arriva la penombra?
- La notte qui non si cammina, come pure la sera. - San Prò, che c’è il coprifuoco?
- Perché la sera devi andare in discoteca? O sei impegnato al ristorante come cuoco?
In inferno fanno i bagordi, ma qui le anime vanno a dormire presto come le galline!
- Noi a terra abbiamo il tesserino con nome cognome e tale e quale sopra le spalline!
- Noi siamo in Paradiso e non usiamo queste tecniche moderne da ricercato!
- San Prò, ma si può sapere chi l’ha sorteggiata? Signora chi è vostro protettore?
- Ca faccio a zoccula, ca teng ‘u prutettore? Vittò, non te sapevo accussì scustumato!
- Signora Concetta, il protettore del vostro paese… Chi è il vostro Santo benefattore?
- E' San Clastese! Quanne ca vene o nomme suojo ci facimme allummata
pe la via, ci accattamm ‘u turrone e i mustacciuoli e ‘a mezanotte
maritim’ spara cu ribotte. Errico mio, me spassiava tutta 'ncannaccata,
'ncoppe o roirot', tirato a nu runzino, che uardmient allucidate ncoppe e sotte.
Maritemo teneva o tubitost, e a cipolla che catene d’oro appese.
- Vittò traduci, ch'io ho afferrato poco e niente! - San Procolino,
sintetizzando, ha detto che il protettore del suo paese è San Castrese
e che suo marito la portava alla festa a Quarto in carrozzino!
- Ha scambiato il protettore di Quarto con quello di Pozzuoli.
- San Prò, secondo voi si può fare? - Non lo so, ma penso di no!
Come faccio a proteggere un palazzo dai movimenti di suoli,
che da voi sono all'ordine del giorno, e dire: questo sì, questo no?…
- San Prò lasciamo stare queste cose di normale amministrazione:
mi sto annoiando a morte! Portatemi dove posso incontrare gente buona.
- Perchè qua sono fetenti? - San Prò avete frainteso; buona d'espressione;
a qualche teatro, a qualche riunione dove c'è gente che canta e suona.
- Ora ti faccio vedere un posto che non immagini neanche possa esistere:
Ti porto al parco della Rimembranza! - San Prò a Napule?
- Ma qua Napule vai truvanne, tiè guarda, affacciate! - Roba a nun credere?
San Prò, a copp’ a stu balcone se vere o munn intero, roba a fa parlà sule!
- Guarda! Là ci sta Venere e Marte, più là si vede a terra e a luna
e lontano si vede Saturno con gli anelli. Si vedono finanche i palazz:
si miette na muneta rint o cannucchiale? - Azz, siete attrezzati chicazz.
- Io munete e chistu posto non ne tengo: me ne potete prestare una?
- Qui accettiamo tutte le monete: poi andiamo alla Banca: "Teo & Mary"
e le cambiamo. - Uhhhh San Prò Roma, Gaeta, Pozzuoli: San Prò Maria?
- A Madonna a Pozzuoli? - No; è mia moglie che la sera dei giorni pari,
va a ghittà a munnezza e poi va a chiesa. Che bello Prò; l'anima mia...
- Chi Maria? - San Prò, a visuale; che ci azzecca a mugliera mia?
San Prò, vedo che si sta avvicinando una persona con la corazza
e la lancia in resta: Non è che c'è qualche pericolo in questa via?
- Non temere è Giovanna D'arco che come al solito corre come una pazza!
Giovanna che fai da queste parti? - Cerco i Borgognoni, mi devo vendicare!
- Qui siamo in Paradiso e la vendetta non s'addice ad una Santa!
- E chi sarebbe questa Santa? - Tu! - Iooo? Ma se mi hanno fatto bruciare
a 19 anni sul rogo come strega? - Nel 1920 Benedetto XV dopo tanta
ostilità ti ha perdonata e fatta santa: invece aveva lo scrupolo di aver ammazzata
una ragazza innocente, ed hanno rimediato: dopo quasi cinquecento
anni! - Perché questa nomina non mi è stata comunicata?
- I Santi vengono fatti sulla terra, ma non esiste nessun collegamento
fra la terra e il cielo, anzi, i più non sono neanche bene accetto;
perché i santi vorrebbero sceglierseli Loro, e non lasciare questo potere
in mano al Papa, che molto spesso hanno abusato di nepotismo, ed eletto
santi: fratelli, madri e padri; e a volte “fatto papi” per grandi famiglie compiacere.
- San Prò, adesso sta capitando, con Giovanni Paolo II, il papa attuale,
che questo potere usa politicamente, e fa santi a bizzeffe senza processi,
per ingraziarsi intere nazioni. Lui viaggia, e ad ogni posto che si reca, è abituale,
ormai, proclamare qualche Beata, prendendosi i meriti, gli annessi e connessi!
- Giovanna; adesso, dopo questa notizia: che farai? - Per prima cosa agirò
facendo finta di niente, e scoverò di certo che è stato qualche Borgognone che tiene
nascosta la notizia e non me l’ha passata. Prima d'entrar nei ranghi mi vendicherò:
"In verità non m'alletta, ma comporta benefici e accettar la nomina conviene!"
Poi così vestita, col manto e l'aureola, andrò in cerca del mio grande Re
Carlo VII e lo ringrazierò per avere dato il comando delle sue truppe
ad una ragazzina di appena 17 anni. Lo alzerò ad un rango superiore,
per avermi dato fiducia, e dimostrargli che la stima di Lui mai si ruppe…
- Adesso Vittorio ti porto in un posto elegante e raffinato che sulla terra,
ci scommetto, non hai visto mai! - Grazie San Prò, dopo quella gente,
di prima, ci voleva qualcosa di più elegante, qualcosa che mi afferra
e mi tenga inchiodata l'attenzione piacevolissimovolmente…
Mi portò in un salone, a forma di zucca, più grande di una stazione,
tutto affrescato e rilucente d'oro, diviso in modo che ogni residente,
avesse uno specchio, un leggio, e una decina di sedie a disposizione.
Appena entrato dovetti appoggiarmi al Santo, perchè in quell'ambiente,
dal troppo parlare mi s'imbrogliò l'equilibrio che abbiamo nell'udito.
Chi suonava, chi cantava, chi recitava; ma la gente camminava come automa.
- Signore, volete ascoltare dei versi? Vi faccio un prezzo inaudito!
- Se devo pagare non ho spicci! - Sarò io che darò a lei un diploma
e un piccolo compenso se m'ascolta. - Come è possibile che si arrivi
a questo? - Si arriva perché la gente si scoccia di ascoltare;
come se ascoltare noi fosse tempo perso. - Si esprima, e non mi privi,
io sono un amante di versi e prose, l'ascolterò in silenzio declamare.
- In su la vetta della torre antica, passera solitaria alla campagna
girando va finché finisce il giorno... - Scusate Maestro Leopardi,
ma a scuola dicevamo: "Passero", lei pensa che ci sia qualche magagna,
perché "passera" significa altra cosa? - Quei maestri erano codardi!
E' giusta questa versione. Io con questa poesia volevo le dicerie
sfatare, e far sapere ai miei compaesani, di aver trovato una ragazza,
condotta in una campagna solitaria: nonostante le mie tante anomalie,
ch'eravamo andati in giro per tutto il santo giorno e poi non con la mazza,
o altra forzatura, appena si fece scuro me la portai sulla torre antica
e… - Oh cavallina, cavallina storna che portavi colui che non ritorna...
- O viecchio antico vuttaie a scorza e se magnai a mullica…
- Con la testa di bianchi fiori adorna...
- Voltati indietro e la miseria udrai...
- Van da san Giusto in duplice filare...
- Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai...
- La giovanetta al telaio, e la nonna a sferruzzare...
- Tu si nata ‘o mese austo...- Io non amo nessuno, sono un selvaggio...
- Perché non c'è una legge per punire...- torna ammore e torna maggio...
- Cuffie, Cuffie, fanno bene all'orecchio, cuffie, cuffie. Novità!
- Scusate poeta, non ho sentito nessuno declamare a questo modo qua!
- Ma quale poeta, moderno e antico, io sono un venditore di cuffie
per chi vuol passare qua dentro, una giornata in santa pace.
- Che cosa si ascolta dentro le sue cuffie: Canti gregoriani? litanie?
- La novità consiste che ogni mia cuffia, se funziona bene, tace;
e se non tace se la fa cambiare. Servono per non ascoltare questi
che dicono di essere poeti e muoiono dal desiderio di far sentire
alla gente quello che hanno scritto, in voce e per i sordomuti a gesti.
Perché queste cose, non le hanno lette ai loro figli prima di partire?
- Adesso chiediamo a uno qualsiasi e ci togliamo la curiosità.
Signor poeta per cortesia, venga un pochino da questa parte.
- Mandate prima via quel demonio con le cuffie: nessuno si avvicinerà
finché c’è lui. - Parliamo da lontano: Perché volete a tutti i costi, l’arte
vostra mettere in mostra, anche con gente che non vi conosce? Siete così
smaniosi e non capite che così facendo mettete l'arte sotto i piedi?
- Lei deve sapere signore, che sulla terra ognuno ci venerava, ed era altresì
onorata di essere nostro amico, ma appena gli dicevi: "Siedi,
ho scritto una nuova cosa, te la faccio ascoltare: è una commedia!
La risposta era sempre: "Non ora, vado di fretta, un'altra volta."
Non vi dico poi a casa con moglie e figli: "Una tragedia."
Dicevi: "Qualcuno mi presta un poco d'attenzione solo per stavolta?"
Voglio leggervi quello che ho scritto quest'oggi, in modo che possa
rendermi conto se ho centrato il bersaglio prima di darlo all'editore.
Le risposte: "Padre, devo studiare; Come faccio ad essere promossa
se non mi preparo per l'esame? " (Mia moglie): "Sappi, che un altro genitore
aiuterebbe in cucina, invece di perder tempo con queste stronzate."
A noi che scriviamo cose di poche paginette, è niente, ma Dante,
come Orlando, sta uscendo di senno. Appena trova uno disposto, il Vate
inizia: "Nel mezzo del cammin di nostra vita, ...l'ascoltante
l’interrompe e continua lui: "mi ritrovai in una selva oscura,
che la dritta via era smarrita." - Dante, li so già questi versi:
non ha scritto niente di nuovo da allora? - Con cotanta cura
e consumo d'occhi e d'anni, ho scritto tre volumi belli da vedersi,
e lei mi risponde li so di già! Come li sa di già? “si arrabbia Dante.”
Questo era soltanto il primo verso dell'inferno; e quelli appresso
che devo fare: devo bruciare il lavoro di una vita seduta stante,
perchè questi quattro stronzi non hanno testa e vanno di presso?
- Mi sto crescendo nu bello cardillo, quanne... - Voglia di far male...
- La donna è mobile, qual piume al ventooo, muto ha l'accento
ed il pensier. Venga le faccio ascoltare la versione integrale,
e dopo le regalo i dischi e il giradischi! E' contento?…
- Messer Vittorio, sono il Conte Orlando e son venuto per fare
giustizia. - Orlando io non vi ho fatto niente, mettete via la spada!
- Non è per voi durinda, ma è per colui che mi ha fatto diventare,
lo zimbello agli occhi della gente della mia contrada.
Cerco questo fellone per castelli e boschi, ma nessuno lo conosce.
Ora mi è giunto all'orecchio che è un suo parente, suocero credo,
e le sarei grato se mi accompagnasse da lui per duellare, o riconosce
d'avermi fatto torto e chiede ammenda! - Conte è un po' che non lo vedo.
Mille volte diversa me l'ha raccontata; che vuol che faccia?
Però anche se suonava falsa, mi piaceva. Lo perdoni; è un povero Dio
che ha fatto solo l'elementare, e mi creda: "E' stata una faticaccia
mandare a memoria la sua storia: Poco ancora e finiva al manicomio!"
- Per questa volta io Orlando accetto il suo comando e torno al campo,
ma la prossima volta che si udirà qualcosa di offensivo sulla mia
persona, giuro sulla mia spada che suo suocero non avrà scampo.
- La ringrazio Conte Orlando, ma ha solo allungata l'agonia,
perchè ne sono certo lui continuerà imperterrito a raccontare le gesta
sue, di Artù, e dei cavalieri della tavola rotonda. Non ci sono versi
che possa togliersi il vizio, ormai è una droga. All'ora della siesta,
non potrebbe lei, o un suo scudiero che conosce la storia, compiacersi
di far fare a mio suocero, una ripassatina con le dovute correzioni,
in modo che in appresso, racconti il giusto, senza subire punizioni?
- Mi piace messere la sua soluzione; inventerò il "Consorzio Nettuno",
e terrò lezioni a distanza, e penso che suo suocero sarà il numero uno
degli abbonati! - Le rammento, però Conte, che così facendo la storia
sarà sempre quella; gli stessi gesti, le stesse parole: penso una noia
dall'inizio alla fine. Invece la storia del suocero è a sorpresa; più gloria
in certi giorni, in altri un poco meno, ma sarà sempre una gioia
sentire questa storia masturbata. - Messere, lei è persona grata,
ma non tornerò sui miei passi, il consorzio nascerà, ma darò del fatto
molte versioni.- Messer Conte Orlando, sono io che l'ho consigliata,
ma le devo chiedere di non continuare: "Sarebbe un misfatto!"
Una volta trasmessa questa Epopea, tutti quanti la sapranno, e scusa:
il mio povero suocero a chi dirà del duello fra: Orlando e Oliviero e fra costoro
e Brandimarte, contro Gradasso, e Re Sobrino e Agramante, a Lampedusa?
Angelica, contesa tra Te e Rinaldo, che s'innamora del Saracin Medoro?
- Senta Messer Vittorio, è poco tempo che ho ritrovato il senno,
ma con le sue argomentazioni è capace di farmelo perdere di novo.
Mi lasci un po' di tempo per pensarci, e nel frattempo depenno
le minacce di torcere un capello al socero, nel caso lo ritrovo.
- La ringrazio Conte Orlando, ma, ha visto come si risolvono parlando
le questioni, invece di mettere sempre in mezzo Durlindana?
- Messere, Lei parla con la testa di adesso, ma al tempo di Orlando,
era questo il solo modo conosciuto per aver ragione e la testa sana.
- Novecentonovantasei, novecentonavantasette, novecentonovantotto
novecentonovantanove. Mannaggia! Me ne manca sempre qualcuno!
- San Procolo, chi è quel signore in camicia, che ha con se condotto
tutta quella gente, la tiene in riga e la conta ad uno ad uno?
- E' il Generale Giuseppe Garibaldi, l'eroe dei due mondi,
quello che non gli piaceva di vedere le cose storte (voleva tutti tondi)
e quindi dove c'era d'andare a combattere, si partiva e andava.
Però parliamo poco con questa persona, perché lui, i preti li schifava.
- Buon giorno Generale, che fa: 4, 5 e 9 faccio i conti e non mi trovo?
- Deve sapere compagno, che sono quello che doveva fare lo sbarco
a Marsala con mille uomini, ma adesso come allora con 999 mi ritrovo.
L'adunata era allo scoglio di quarto a Genova. 1860 la data d'imbarco.
Avevo con me un Garibaldino Napoletano, che aspettò la partenza
a Quarto di Napoli. L'imbarco in un paese senza mare? Che lenza!
Poi gli ordinai di venire a Teano e lui andò dalla figlia a Toiano…
Doveva essere un uomo: o stupido, o molto distratto, o molto strano!
- Io lo conosco; è mio suocero: Si chiamava Ferdinando, Generale.
- Allora è inutile che mi scervello, partirò ancora senza?
Per colpa sua mi farà litigare con lo Sponsor: Dice che non vale;
che io gli avevo promesso una Spedizione dei Mille ad ogni partenza.
E' ancora lui che manca all'appello: sarà a Quarto! E' ancora in vita?
- No Generale; è morto da parecchio. - E perché non si è presentato
al distretto? - Che ne so io, sarà andato a fare qualche gita.
Mi scusi Generale, ma voi in terra o in cielo siete allo stesso stato?
- Identico! Il mio pensiero fisso: l'unificazione dello stato Italiano!
Come in terra ho fatto l'unità d'Italia, come o combattuto sul suolo americano,
così qui mi preparo a lottare per unificare l'inferno il paradiso e il purgatorio.
Comandano in questo luogo, un tripartito formato, (ma in modo transitorio)
dal Padre, dal figliolo, e dallo spirito santo" più un certo Belzebù!
Io combatterò perchè passi tutto sotto un unico regno.
- Generale, mi risulta che questo già è stato fatto da Gesù!
- Fa niente, unificheremo i gironi! - Già fatto! - Con impegno
lotteremo e unificheremo... insomma qualcosa ci sarà da unificare?
Poi, se proprio non troviamo niente, unificheremo i separati o le divorziate.
Camicie Rosse attentiii! Per fila destra, Avantiii marrrccciare!
- Generale, queste camicie ad attintare, dovrebbere essere portate!
Non sono le camicie Rosse che la seguono, ma gli operai della Olivetti
con le camicie blu! - Ho aspettato anni per riunire tutti i prodi:
c'era gente che aveva più di cent'anni e non moriva ancora. Detti
al Signore una petizione: "Mi servono questi nomi per ricucire i nodi!
Manco per il cacchio; se arrivava qualcuno era della riserva o peggio,
era un mutilato. Quindi nell'attesa, e lava oggi, e lava domani,
le camicie si strappano e cambiano colore. - Lei sbaglia candeggio,
Generale: "Non usa il detersivo di marca che protegge colori e mani!"
Generale, Lei sta seguendo l'evoluzione della storia d'Italia
sulla terra? Certo, la seguo e mi tormento, ad ogni puntata mi ribolle
il sangue e tento di fare una sortita sulla terra, ma la sfortuna mia
è che sono sempre intercettato dal guardiano mentre attraverso il colle
dei fuggiaschi. - Allora esiste un varco per scappare Generale?
- Esiste, ma è destinato a quelli che vogliono fare solo una visita
sulla terra, per dare qualche ambo o terno ad un parente. Tale
scappatella si può fare una volta all'anno, e per un’ora: Io per Anita
già l’ho usufruito e gli ho dato, in una sola volta una cinquina.
- Generale, mi scusi, ma lei è un imbroglione. Come fa ad andare da Anita,
quando si sa che è morta molto prima di Lei: nel 49, quella poverina?
- Sssss, non si faccia sentire! Gioco sul fatto che in Brasile è fiorita,
alla luce, e possiede la doppia cittadinanza; quindi in uno di questi paesi
non è mai morta.- Generale, ma anche se riesce a trovare un buco
fra questi di quassù: Giù non la trova Anita? - Io nell'82 mi stesi,
e secondo te, dal 49, all'82 che cosa ho fatto: l'eunuco?
Ritornando a quello stronzo di Bossi, più la sua Lega degli incapaci,
giuro che appena mi sarà possibile, ve lo toglierò dalla circolazione!
- Mi vergogno di ammetterlo, ma noi siamo viventi e non siamo capaci…
Grazie Generale. Avremmo bisogno di Uomini veri e non d'un Berluscone!
- E chi è questo Signore? . Nessuno mio Generale: é un rompicoglioni
che si è messo in politica per guardare i suoi interessi.
- Allora è normale, tutti hanno lo stesso scopo, mica solo Berlusconi?
- Generale allora che cosa possiamo fare noi poveri fessi?
- Bastano mille stronzi con le camicie verdi o rosse che ti seguono
e potrai sovvertire qualsiasi potere. " Volere e potere!"
- Generale, e se invece delle camicie rosse, usassimo per quest'uomo
arrogante e presuntuoso, delle toghe (rosse) dipinte nere?
- Sarebbe una buona strategia, una imputazione, un processo,
una sentenza, una condanna, e la sua vita politica sarebbe finita!
- Generale, Lei è l'unico dopo Napoleone... - Dove sta adesso?
- Era da San Clemente, giorni addietro, a mangiarsi l'anguria squisita
che solo lì si trova. - Dove si trova il posto, me lo puoi indicare?
- Certo Generale, deve prendere il treno della Cumana verso Montesanto.
- Generale, perché all'istante Le è venuta la smania d'abbordare
questo Francese? - Noi due assieme possiamo fare per il mondo tanto!
- Generale, mi scusi l'arroganza, ma fra voi due regge il paragone?
Lei per aver fatto soltanto, come si suol dire : "Una Appiccicata"
contro una banda di Napoletani che stavano a "Marsala" si pone
in competizione col più grande? La sua impresa è una ragazzata,
in confronto a quello che Bonaparte ha fatto! - Senti picciotto,
ma forse tu non hai intenzione di ritornare sulla terra?
Lo sai che io non ci metto niente a farti tagliare il pistolotto?
- Lo scusi Generale, questo tiene le corna come i piecori di Acerra!
Sono San Procolo, e questo è un mio protetto, che ovunque porto
si mette a litigare... - Gli dica che con me ha sbagliato forte,
e che se è ancora vivo lo deve a Lei! Se lo porti che non lo sopporto!…
- Io sono Isotta dalle bianche mani e vorrei raccontarvi la mia sorte!
Fui moglie a Tristano e l'amai tanto, ma lui si era invaghito troppo
per un'altra donna! - E' impossibile! Conosco la storia e vanno
menzionati sempre appaiati i nomi di Tristano e Isotta! - Purtroppo
non fui io l'Isotta che morì per amore di Tristano e assieme stanno!
Quella di cui parlate è la regina Isotta la bionda, moglie di Re Marco
e amante di Tristano… Tristano era stato ferito a morte da una lancia
avvelenata. Nessun dottore era riuscito ad allontanarlo dal catafalco.
Chiamò il fedele Caerdino e disse: "Prendi la nave, mettiti in plancia
di comando e portami Isotta la bionda per vederla un'ultima volta.
Viaggia veloce, che tempo mi è rimasto poco, e al ritorno, se Isotta
è con te, alza la vela bianca, altrimenti se non l'hai raccolta,
sul pennone alza la vela nera!" Io, dietro la porta, dalla gelosia condotta,
ascoltai la conversazione. Tristano, senza Isotta non riusciva a esser morto!
Quando, dopo molti giorni vidi arrivare nel porto la nave con issata
la vela bianca dissi a Tristano: La tua nave sta entrando nel porto!
“Che vele ha alzato?” mi chiese il povero morente. Nera è la vela alzata
dissi io mentendo. Lui si volse verso il muro e disse: "Io non posso
trattenere più a lungo la vita! Pronunciò tre volte il nome Isotta,
e alla quarta si lasciò morire. Quando arrivò Isotta si stese addosso
a lui, lo baciò e un attimo dopo era anche lei dalla morte tradotta.
- E' una storia molto triste, ma perché l'hai raccontata a noi?
- Chiedo il vostro perdono per il male che ho fatto a costoro,
non facendoli incontrare vivi per l'ultima volta giù da noi!
- Sei pentita figliola? - Si padre, assolvetemi dai peccati, v'imploro!
- T'assolvo, in nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
- San Prò voi subito fate, mi sembrate come lo stato Italiano:
"Ti sei pentito di aver ucciso tutte quelle persone e rubato tanto? "
- "Sì Stato!" - Allora sei libero! - Mi chiedo perché non l'impiccano?
altro che togliere i peccati; questa è una stronza che sul più bello
ha interrotto una storia d'amore! - "Oseresti chiamare grande amore"
quello fra un uomo e una donna entrambi sposati? E' adulterio quello!
- San Prò, le pagine più belle d'amore, sono state scritte con calore,
da persone che hanno avuto amori contrastati, che hanno sacrificato
la vita per essere accanto all'amato. Ha mai sentito lei delle belle
storie d'amore fra marito e moglie? - Si! Conosco gente che ha amato
per cent'anni la stessa persona, senza correre dietro altre gonnelle!
- Questo non è amore: è rassegnazione! L'amore è: quando due persone
non resistono a stare lontani uno dall'altro neanche due rintocchi!
L'amore è: quando riesci a stare per giorni sotto al suo portone!
L'amore è: quando stringi una persona, e la baci, e la tocchi,
e vorresti stringerla sempre più forte, entrargli nella carne...
- Osi chiamarlo amore questo? Queste sono: "le cose fetente"
che i nostri genitori per una vita ci hanno vietato di farne!
Anche gli animali si amano allora? - San Prò, per sapere sicuramente,
se gli animali si amano, bisognerebbe chiederlo a San Francesco
che si dice un esperto: Io so che gli animali seguono l'istinto,
per il mantenimento della specie. - Non hanno l'istinto animalesco
anche gli uomini? - San Prò cambiamo discorso... mi hai convinto!
- Noto con piacere che è la prima volta che ti arrendi così presto?
- San Prò, la verità è che mi sono arreso perché non mi trovo.
Che speranze ho di farmi capire da un diacono del 3°secolo, anno sesto?
"Quasi zero, e quasi uomo!" - Ciò che vorresti insinuare non approvo.
- San Prò il vostro letto ha poco da raccontare, come pure posso dire
di mia zia Tittela e dei (suoi) nipoti. - Il letto serve per dormire
e riposare dopo una fatica, e non per fare quelle cose da bordello.
- San Prò, ci sono donne che il letto lo usano solo per quello.
San Prò, voi siete stato sempre prete, e queste cose le sapete solo
per confessione. Ma una cosa è la teoria e un'altra è la pratica.
- Chi pratica con lo zoppo impara a zoppicare! - E’ bravo San Procolo.
Io vi confesso: "Vorrei zoppicare con ogni bella donna, amante o amica!"…
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Viaggio Oltretomba 5
Racconto di fantasia in Italiano frammischiato con un po' di napoletano. Scritto in versi rimati da Vittorio Gambardella. Come Dante per la Divina Commedia, così io, fatte le dovute distanze, sono stato in Paradiso ricevuto da San Procolo, protettore di Pozzuoli. (Il paese della Sophia Loren.) S'incontrano eroi, personaggi storici, gente importante, e soprattutto Santi, e si scherza con loro, giocando sui nomi e svelando alcune curiosità.
sabato 29 novembre 2008
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